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«¡El que no salta, no va al Mundial!»

«Fue un partido de mierda, pero teníamos que ganar y ganamos. Esto es importante». All'uscita dallo stadio Monumental di Buenos Aires, questo era l'umore che si respirava nella tifoseria argentina dopo lo striminsito successo della seleccion albiceleste contro la Colombia per le qualificazioni ai mondiali del 2010 (sabato 6 giugno 2009). Una partita brutta e noiosa soprattutto nel primo tempo. La squadra di Maradona doveva vincere per riscattare la sconfitta per 6-1 contro la Bolivia di qualche mese fa e questo ha fatto davanti a un pubblico paziente e innamorato. Il gioco non si e' visto. Speriamo sia per un'altra volta. Vedere fior fior di campioni non mostrare le loro potenzialita' fa male al calcio. Nel pre-partita i tifosi colombiani gridano malignamente: «¡Bolivia! ¡Bolivia! ¡Bolivia!», la hinchada di casa risponde con una bordata di fischi e intona il classico: «Vamos, vamos, Argentina. Vamos, vamos a ganar...» e un poco politically correct e molto machista: «¡A estos putos les tenemos que ganar!». Spunta una bandiera con le isole Malvinas disegnate e un'altra che recita: «Gracias Dios por Diego». Come detto, il primo tempo e' brutto e noioso. La Colombia sembra creare qualcosa di piu' di un'Argentina abulica e ferma. Qualcosa non va nella disposizione tattica di Maradona. Messi sembra fuori dal gioco, lontano dai compagni di reparto Tevez e Agüero. Nel centrocampo a rombo poi, Gago gioca sulla fascia destra e soffre quella posizione a lui non congeniale. Brilla solo Veron con i suoi 35 anni e la sua infinita classe. Tiene in mano il pallino del gioco la brujita dell'Estudiantes e cerca spesso il dialogo sopraffino con Messi, ma la pulga rosarina non e' in gran giornata. Colpira' solo una traversa su calcio di punizione e regalera' qualche sprazzo di classe ma nulla piu'. Nella Colombia si muove bene il centravanti del River Plate Radamel Falcao, ma è mal supportato e non riesce a pungere piu' di tanto. L'arbitro René Ortubé e' boliviano e il pubblico lo becca spesso. A inizio ripresa Maradona corregge la formazione con una saggia e naturale sostituzione. Fuori l'ex Boca Gago e dentro Javier Zanetti. L'Argentina e' piu' ordinata tatticamente e spinge un po' sull'acceleratore. Il gol arriva subito su azione di calcio d'angolo. Segna il difensore Daniel Díaz e per il pubblico e' una liberazione. Ricomincia a cantare e a mostrare la ferita aperta di una nazione intera. Tutto lo stadio intona: «¡Y ya lo ve, y ya lo ve, el que no salta, es un inglés!». La partita scivola via. La Colombia ben disposta in campo non e' pericolosa piu' di tanto. Tevez si guadagna gli applausi e un coro del pubblico lottando con generosita'. Il pallone sembra scottare fra i piedi degli argentini, ma ci pensano Veron (il migliore in campo) e Messi ad addormentare il gioco, Zanetti e Mascherano con i loro muscoli a far scorrere secondi preziosi. La partita volge al termine. «¡El que no salta, no va al mundial!» risuona nelle orecchie dei tifosi dei caffetteros. Maradona puo' guardare tranquillo alle prossime gare.

P.s. Gracias a la familia Valverde por la compañía. Un beso a Alessandra (mi corazón), a quien extrañé mucho.

Commenti

  1. La prima cosa che va sottolineata è l'amore viscerale che hanno gli argentini per la loro rappresentativa nazionale, una cosa che noi italiani ci dimentichiamo spesso.
    Vorrei poi aprire una parentesi Maradona, non credo che un campione di classe infinita, come sia stato lui sia per forza di cose un buon allenatore, uno che fa fuori Cambiasso o tiene in panca Zanetti per un Gago qualunque secondo me palesa degli evidenti limiti, se non tattici quantomeno caratteriali, perchè vedi in questi elementi forse una minaccia alla sua figura, che verrebbe oscurata soprattutto all'interno dello spogliatoio.
    Ma non tutti i mali vengono per nuocere, noi con il "caro" Lippi ne sappiamo qualcosa.

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