Passa ai contenuti principali

Fernando Pino Solanas, il Leone del Plata

Il post è stato pubblicato su Agoravox

Evento Speciale: Fernando "PINO" Solanas ospite dell’Imola Film Festival
Ospite d’onore di Imola Film Festival sarà il regista argentino Fernando Solanas, autore di capolavori come Tangos e Sur. Il festival dedicherà a Solanas un’ampia retrospettiva, che culminerà nell’attribuzione del Premio il Grifo d’Oro, premio che negli anni ’60 acquisì notevole importanza nazionale, venendo attribuito a registi come Pasolini, Bellocchio, Pontecorvo, i fratelli Taviani. Fernando Solanas è uomo di cinema e di diretto impegno politico. Fondatore del Movimento Proyecto Sur, è stato eletto deputato nel 2009.

Roma - Capelli bianchi che accarezzano le orecchie, naso alla Cyrano, occhi che hanno visto e raccontato molto, parlata leggera e affabulante. Appare così oggi il regista-politico argentino alla conferenza stampa di venerdì di presentazione del Festival.

Settantaquattro anni, una storia lunghissima da raccontare e la voglia mai sopita di cambiare il mondo con le immagini e con l’azione politica diretta. L’America Latina è oggi il laboratorio politico più interessante del mondo e i nostri media ignorano il tutto con consapevole e colpevole distrazione. Dedicare una rassegna in un Festival di cinema a un regista come Solanas vuol dire compiere un atto politico non trascurabile, non solo per il suo impegno attuale che dovrebbe condurlo alle elezioni presidenziali argentine del prossimo anno.

Ripercorrere infatti la sua vicenda umana e professionale, vuol dire sovrapporre una grande carriera artistica ai tormentati ultimi 40 anni della storia del suo Paese. Durante l’incontro con i giornalisti, Solanas racconta con piacere le tappe più significative del suo percorso politico-artistico. Nel 1968, poco più che trentenne, realizzò clandestinamente una delle più importanti opere documentarie della storia del cinema mondiale, La hora de los hornos (L’ora dei forni), 264 minuti di immagini per raccontare la violenza del neocoloniasmo in America Latina. In quegli anni in Argentina c’era il governo dittatoriale del Generale Ongania e Solanas realizzò il montaggio del film in Italia, aiutato dalla Ager Film, casa di produzione attorno alla quale gravitavano i fratelli Taviani, Pierluigi Battistrada, Valentino Orsini. Il film fu presentato al Festival di Pesaro nel 1968 e fu un successo straordinario in tutto il mondo. Vennero poi gli anni della dittatura militare (1976-1983) e del conseguente esilio in Europa.

Tornato in patria, Solanas realizzò Tangos – El Exilio de Gardel (1985) e Sur (1988) ottenendo importanti premi e riconoscimenti internazionali. La nuova Argentina democratica tentava di scrollarsi di dosso gli anni della dittatura ma stava per entrare nel decennio che l’avrebbe sfigurata nuovamente, l’epoca difficile e terribile della “Pizza y Champagne”. Con la Presidenza Menem sarebbero arrivate le grandi privatizzazioni di settori strategici dell’economia pubblica. Solanas iniziò già nel 1991 a denunciare pubblicamente la grande ondata di corruzione ormai in atto e subì un attentato. Sei colpi di pistola nelle gambe e parecchi mesi su una sedia a rotelle. Sempre nel 1991 nacque il movimento Frente del Sur (Fronte del Sud) e nel 1993 divenne deputato nazionale. Corruzione politica, disoccupazione crescente e povertà galoppavano a briglie sciolte.

L’avventura neoliberale della decade menemiana culminò nell’insurrezione popolare del 2001 con la fuga in elicottero del Presidente De La Rúa dalla Casa Rosada. Nel 2002 Solanas fonda un nuovo movimento politico, Proyecto Sur, protagonista di un importante successo elettorale nelle ultime elezioni parlamentari del giugno 2009. Ma il 2002 fu anche il momento in cui Solanas decise di tornare sulle tracce de La hora de los hornos, sui binari del “cinema-saggio”, di un racconto per immagini che non testimoniasse solo la realtà, ma che sapesse diventare riflessione e analisi socio-politica. Escono importanti opere documentarie (Memoria del Saqueo, 2004; La Dignidad de los Nadies, 2005; Argentina Latente, 2007; La Próxima Estación, 2008), diverse elementi chiamati a comporre un unico quadro dal sogetto multiforme, il doloroso ritratto dell’Argentina contemporanea.

L’ultimo capitolo di questa saga è Tierra Sublevada-Parte 1°-Oro Impuro (2009), «un viaggio nello sfruttamento senza regole, nel saccheggio delle risorse minerarie e nella conseguente lotta contro la crescente contaminazione». Il documentario verrà proiettato per la prima volta in Italia al Festival di Imola. Chiuso il discorso cinematografico, Solanas inizia a parlare della situazione politica argentina e di Proyecto Sur. È critico e durissimo con i coniugi Kirchner e con la loro gestione del potere. Li accusa apertamente di autoritarismo e ipocrisia. Lo sguardo e la voce si son fatte più battagliere, nonostante la stanchezza del viaggio transoceanico e lo sballottamento del fuso orario. Il ricercatore Mario José Cereghino lo vorrebbe nell’Olimpo degli eroi argentini, vicino al tanguero Gardel, allo scrittore Borges, al rivoluzionario Che Guevara, al funambolico Maradona, ai pugili Bonavena e Gatica “El mono”. Il Leone del Plata per ora sembra voler solo continuare a ruggire. E chi in Italia volesse sentire la sua voce aspra e potente, non ha altro da fare che andare ad Imola in questi giorni.

Per maggiori info www.imolafilmfestival.it

Commenti

Post popolari in questo blog

Napoli, Baires: Maradonologia. Una bella chiacchierata con Pablo Alabarces

«Fútbol y Patria». «Peronistas, Populistas y Plebeyos». «Historia mínima del fútbol en América Latina». Questi sono solo tre titoli di una ricca produzione saggistica fatta di cronache politico-culturali e indagini sociologiche e letterarie. Chi vuole sapere di calcio e cultura popolare sudamericana deve passare per gli scritti di Pablo Alabarces e capirà qualcosa di cantanti mitologici come Palito Ortega, rock, tifoserie, sistema mediatico, violenza da stadio. Sociologo, argentino classe 1961, Alabarces è titolare di cattedra presso la UBA, l’Università di Buenos Aires. Lo incontriamo a Roma, zona Stazione Termini. Pablo è da poco rientrato nella capitale al termine di un bel soggiorno in una Napoli ebbra di festa per lo scudetto e dopo aver visitato Viggianello, borgo della Basilicata ai piedi del Pollino. «È la quinta volta che sono in Italia. Non ero mai stato nel paese dove nel 1882 nacque Antonio Carmelo Oliveto, mio nonno materno», ci racconta mentre ci incamminiamo verso Piazza

Remo Rapino, un undici fantastico e fantasioso

La storia del calcio è fatta anche di formazioni recitate tutte d’un fiato. Dal glorioso e drammatico incipit Bacigalupo-Ballarin-Maroso del Grande Torino al Zoff-Gentile-Cabrini – buono per la Juve di stampo trapattoniano e per l’Italia di Spagna ’82 – passando per il Sarti-Burgnich-Facchetti della Grande Inter del mago Herrera. Se, citando Eduardo Galeano oltre ad essere mendicanti di buon calcio, lo fossimo anche di letteratura ci sarebbe un nuovo undici da imparare a memoria. Un undici fantastico e fantasioso agli ordini dell’allenatore-partigiano Oliviero che fa così: Milo, Glauco, Osso Nilton, Treccani, Giuseppe, Wagner, Berto Dylan, Efrem Giresse, Pablo, Baffino, Nadir. Una squadra-romanzo piena del sapore della vita, che si confessa in prima persona. A immaginarla in Fubbàll (Minimum Fax, pp. 148, 16 euro) è stato Remo Rapino (1951), insegnante di storia e filosofia di stanza nell’abruzzese Lanciano e già premio Campiello 2020 con Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio . 

Farsi una foto con Dios. L'intervista al fotografo Carlo Rainone

Sette anni fa Carlo Rainone (Palma Campania, 1989), fotografo-documentarista con un curriculum fatto di studi e collaborazioni internazionali, decide di scavare nel ventre della Napoli degli anni ’80, quelli, non solo, del dopo-terremoto, delle guerre di camorra e del contrabbando. Un immaginario che il cinema di questi anni sta riportando in superficie, dal Sorrentino di È stata la mano di Dio al Mixed by Erri di Sidney Sibilia senza dimenticare il Piano piano di Nicola Prosatore. L’obiettivo dell’indagine è assoluto, laborioso e faticoso ma il confronto costante con il fotografo Michel Campeau è di grande supporto. Bisogna infatti scovare la «foto con Maradona», il re della Napoli calcistica per sette tortuosi anni, il patrono pagano della moderna Partenope. Rainone inizia ad inseguire fotografie già scattate. Icone conservate in album di famiglia o piegate in portafogli, appese sui muri di negozi e laboratori, case, pizzerie e ristoranti. La consapevolezza sta tutta nelle parole