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Il sole e la notte

Salir le scale con la solita fretta non era servito a nulla. Le porte del treno delle 08.42 infatti lottavano furiosamente con tacchi e talloni mentre il controllore donna dava voce con energia al suo fischietto richiamando tutti all'ordine. Toccava aspettare il treno successivo. Le panchine baciate da un caldo sole mattutino erano pronte ad accogliermi. Avrei letto il giornale per un quarto d'ora in santa pace in attesa della corsa successiva. Invece gli altoparlanti annunciavano ritardi e cancellazioni dei treni da e per l'aeroporto di Fiumicino per la presenza di un cadavere nei pressi della stazione di Villa Bonelli. Solo qualche ora dopo avrei saputo che si trattava di un corpo di un dominicano con un piede tranciato. Il treno delle 08.57 arrivò puntuale alla stazione Tuscolana, ma la sua corsa terminò subito alla Stazione Ostiense, dove trovai altri colleghi alle prese con lo stesso problema: raggiungere il luogo di lavoro nel minor tempo possibile. C'era solo un modo, prendere la metropolitana fino alla fermata San Paolo e poi prendere il bus n. 128 fino alla stazione di Muratella. E così fu.
L'autobus percorse tutta Via della Magliana, sbuffando fra curve strette, erbacce e canne chiamate a far da cornice al Tevere. Dietro una siepe di queste nascondeva la sua imponente sagoma il serpentone di Corviale. Un recinto di grate invece proteggeva un campo nomadi puntellato di panni stesi al sole. Un sole bello e caldo come solo i soli invernali sanno essere quando baciano la periferia maledetta da Dio e benedetta dal Diavolo.
La corsa volgeva al termine. Il grigiore stantio e la terribile anonimia del centro direzionale di Muratella stavano per averla vinta. Non so come avrebbe continuato a splendere il sole su Corviale, sulla Magliana e sul campo nomadi fino al tramonto. Per me la notte calò improvvisa e tremenda.

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