Maurizio Crosetti è proprio innamorato di Bonucci. Qualche tempo fa lo ha anche chiamato "Beckenbonucci". Guai a chi glielo tocca, insomma. Su La Repubblica di oggi - dissertando sulla filosofia del rigore - se la prende (giustamente) con Zaza e Pellè ("Quelli veniva proprio voglia di acchiappargli per le orecchie") e dice che è impossibile prendersela con Bonucci, "uno dei pochi veri campioni di questa truppa". Eppure io continuo a pensare che il gesto di Bonucci, lo sciacquarsi la bocca ogni qual volta buca il portiere avversario, non sia da campione, ma da bullo di quartiere, da sbruffone e sia degno di una interdizione antropologica e culturale dai campi di gioco. Provate a immaginare Neuer che si riscatta parando il suo penalty nella lotteria finale, si giri a turno verso il pubblico teutonico, l'avversario affranto per il rigore fallito, le telecamere di tutto il mondo e scimmiotti quel gesto insopportabile. Come l'avremmo presa noi italiani?
«Fútbol y Patria». «Peronistas, Populistas y Plebeyos». «Historia mínima del fútbol en América Latina». Questi sono solo tre titoli di una ricca produzione saggistica fatta di cronache politico-culturali e indagini sociologiche e letterarie. Chi vuole sapere di calcio e cultura popolare sudamericana deve passare per gli scritti di Pablo Alabarces e capirà qualcosa di cantanti mitologici come Palito Ortega, rock, tifoserie, sistema mediatico, violenza da stadio. Sociologo, argentino classe 1961, Alabarces è titolare di cattedra presso la UBA, l’Università di Buenos Aires. Lo incontriamo a Roma, zona Stazione Termini. Pablo è da poco rientrato nella capitale al termine di un bel soggiorno in una Napoli ebbra di festa per lo scudetto e dopo aver visitato Viggianello, borgo della Basilicata ai piedi del Pollino. «È la quinta volta che sono in Italia. Non ero mai stato nel paese dove nel 1882 nacque Antonio Carmelo Oliveto, mio nonno materno», ci racconta mentre ci incamminiamo verso Piazza
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