Di fronte alla bellezza del gol di Insigne e al suo assist per la rete di Hamsik, ci tocca scomodare Pier Paolo Pasolini e le sue parole sul «foot-ball». E per fortuna, non dovremo usare quell’aggettivo derivato dal suo cognome, tanto abusato quanto anestetizzato. Basterà mescolare il suo verbo sulla «semiologia per il goal», e le sue categorie datate 1971 di «calcio in prosa (calcio europeo)» e «calcio in poesia (calcio latino-americano)». Ragioniamo su cosa scrisse il poeta di Casarsa. Se i «fonemi» sono «le unità minime» della lingua scritto-parlata, l’unità minima della lingua del calcio è «un uomo che usa i piedi per calciare un pallone», che prenderà il nome di «podema». La combinazione dei «podemi» dà vita alle «parole calcistiche», il cui insieme «forma un discorso, regolato da vere e proprie norme sintattiche». I «podemi», secondo regolamento, sono ventidue e le «parole calcistiche» sono infinite perché le possibilità di passaggio, di circolazione della palla tra i ca...