Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2020

Pablito e il mondiale. Un calcio alla storia nell'anno dei boss

Paolo Rossi non c’è più. Da un paio di giorni, intanto, Pablito si è incamminato lungo i viottoli della Storia. Del mito. Della gloria eterna. Lo ha fatto esalando gli ultimi respiri fra le braccia di sua moglie Federica, su di un letto d’ospedale nella città di Siena. Una volta diffusasi la notizia della sua comparsa, ci hanno pensato i media di tutto il mondo a ricordarne le gesta eroiche, condensate in quella copiosa mezza dozzina di gol distribuiti in ordine decrescente (3-2-1) a Brasile, Polonia e Germania Ovest nel mondiale di Spagna di trentotto anni fa. Paolo Rossi capocannoniere, Pallone d’oro e Italia campione del mondo per la terza volta nella sua storia, la prima in epoca democratica e repubblicana. Era l’anno del signore 1982. Già, il 1982. Un momento non certo qualunque nella recente storia del nostro Paese. Molto probabilmente, un numero a quattro cifre ancora incapace di graffiare l’immaginario collettivo con le vicende che porta nel suo grembo. Se il biennio ’68-’69 e

L’amore di un’Argentina in ginocchio per «quello che chiamiamo un Dio»

Il popolo argentino ha dato l’ultimo saluto a Diego Armando Maradona, un peronista nato a Villa Fiorito, all’interno della Casa Rosada. Non senza polemiche e problemi di ordine pubblico. Per l’emergenza sanitaria e non solo. Nel palazzo presidenziale Maradona si sentiva di casa. Dal suo balcone si affacciò nel 1986, dopo la conquista della Coppa del mondo al mondiale messicano. Un anno fa circa, nel dicembre 2019, Diego era andato a far visita al neoeletto presidente Alberto Fernández, che in queste ore gli ha detto addio mettendo sulla bara una camiseta dell’Argentinos Juniors. La sua squadra del cuore, il primo club professionistico di Diego che da qualche anno a questa parte gioca nello stadio già intitolato al suo numero dieci più famoso. «IN QUALUNQUE LUOGO Maradona fosse stato vegliato sarebbero nate polemiche, ma il fatto che sia stata scelta la Casa Rosada è un fatto insolito nella nostra storia», racconta Fortunato Mallimaci, sociologo dell’Università di Buenos Aires, profondo