«Il camorrista è uno che ha subito sofferenze prima di delinquere». «Sono un uomo che combatte contro le ingiustizie». «Perché ci sta questa malavita organizzata? Perché c’è il ghetto: non c’è il lavoro, in Campania non c’è niente. Ecco perché». Così parlava nel 1981 al microfono Rai di Giuseppe Joe Marrazzo Raffaele Cutolo, il boss di Ottaviano scomparso ieri all’età di 79 anni nel reparto sanitario del carcere di Parma, dopo una vita trascorsa sotto il duro regime del 41-bis. Quelle da lui pronunciate sono frasi passate alla storia e che gli hanno permesso, insieme alla sua intensa, eversiva ed innovativa attività criminale, di diventare una delle figure più ambigue ed oscure del Novecento italiano. Raffaele Cutolo ha infatti fornito teoria e prassi ad una particolare forma di ideologia camorrista, capace di dare forma e sostanza alla cosiddetta NCO, la Nuova Camorra Organizzata, il sodalizio criminale di massa da lui fondata, in cui si accedeva attraverso un rito iniziatico e a cui...