Era il 9 maggio del 1978 e giornali e televisioni di tutto il mondo avevano i loro obiettivi e le loro telecamere in Via Michelangelo Caetani a Roma, in pieno centro storico. Il bagagliaio di una Renault 4 (macchina simbolo dei giovani dei movimenti) custodiva il corpo crivellato di Aldo Moro, il presidente della Democrazia Cristiana. Per 55 giorni Moro era stato tenuto nella "prigione del popolo" delle Brigate Rosse, processato dai suoi capi e condannato a morte. Era stato rapito il 16 marzo, il giorno in cui Andreotti sarebbe diventato presidente del consiglio con i voti anche del Pci (la prima volta nella storia repubblicana). Moro e Berlinguer (segretario del Pci) erano stati i grandi artefici di quel disegno politico che aveva portato ad un definitivo coinvolgimento del Pci nell'area di governo. Un'azione politica delicatissima nel contesto geo-politico della Guerra Fredda.
Le Brigate Rosse avevano portato l'attacco al "cuore dello stato", avevano alzato il tiro, avevano rapito uno degli uomini più in vista della politica italiana e avevano ucciso 5 uomini della sua scorta. Era un'azione eclatante e militarmente azzardata, che se da un lato dava prestigio e forza alle BR, dall'altra rappresentava una sfida lanciata ad uno Stato che non poteva e non avrebbe voluto farsi ricattare da un gruppo terroristico. Qualche anno prima Pier Paolo Pasolini aveva processato pubblicamente la Dc con un famoso articolo, ma si era preoccupato di salvaguardare la moralità e l'onestà di due uomini del partito: Zaccagnini e Moro. Insomma Moro, colui che sembrava meno coinvolto nei disegni oscuri della Dc, apertamente su posizioni filoarabe in politica estera e per questo malvisto negli Stati Uniti (sembra che Kissinger avesse un'antipatia particolare nei suoi confronti), favorevole a un dialogo con il Pci, capace nella sua attività universitaria di intrattenere fitti rapporti con gli studenti, veniva processato e condannato a morte. Sembra quasi banale sottolineare che attorno alla sua tragica fine i misteri non sono tanti, sono innumerevoli e impossibili da sintettizzare (finti comunicati delle Br, coinvolgimento Banda della Magliana, una grottesca seduta spiritica, depistaggi, non riconoscimento delle sue lettere, sindrome di Stoccolma etc., perquisizioni mancate nell'appartamento dove veniva tenuto etc.). Moro non fu salvato. Moro fu lasciato morire in quella prigione. Moro fu una vittima della ragion di Stato. Tutto l'arco costituzionale si rifiutò di scendere a patti con le Brigate Rosse. Dicevano che si sarebbe dato riconoscimento politico a un manipolo di barbari assassini. Solo il Partito Socialista di Bettino Craxi si svincolò da quel coro unanime raccolto sotto l'ombrello della linea della fermezza. La Dc e il Pci erano moralmente e politicamente coinvolti in quel rapimento e Craxi cercava una via alternativa alla risoluzione di quel complicato affare politico.
Ma la soluzione umanitaria non fu presa in considerazione e Moro fu ucciso.
www.associazionepasolini.org
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