Passa ai contenuti principali

La storia ci può aiutare?

A oltre 15 anni dall'ingresso in politica di Silvio Berlusconi, sembra oggi possibile iniziare a storicizzare le condizioni storico-politiche che permisero e favorirono la sua discesa in campo?
Negli ultimi mesi ho vissuto in un paese straniero e gli argomenti di discussione per rompere il ghiaccio con chi si parla sono sempre gli stessi: il calcio, il cibo, Roma, Firenze, Napoli, Venezia etc. Ma oggi un italiano all'estero si trova inevitabilmente a parlare anche di Silvio Berlusconi e delle sue avventure con le donne. Con un sorriso che definisco ingenuo, le persone mi dicevano: «E di Berlusconi che si dice in Italia? La gente lo vota, eh? E con le donne, che combina con le donne?» Io rispondevo: «Da ridere c'è ben poco. Tutta questa storia mi sembra un qualcosa di pericoloso. Mentre noi parliamo delle escort, è probabile che in parlamento si votino cose importanti e che l'opinione pubblica non se ne accorga perchè distratta dalle foto scandalo di Berlusconi».
Poi aggiungevo: «Vi rendete conto? Vogliono distruggere l'uomo più potente d'Italia con una storia di prostituzione. Berlusconi è ormai il nostro politico più in vista da 15 anni, la sua leadership e il suo carisma hanno resistito a battaglie giudiziarie e politiche. Nessuno ha osato fare una legge che regolamentasse il suo conflitto di interessi. Il suo potere mediatico e politico è molto forte. Berlusconi gode di un forte consenso. Il fatto che oggi la sua immagine sembri vacillare per una storia mediatica di prostituzione è un qualcosa che non mi convince. Al momento non abbiamo elementi per cercare di capire ciò che sta succedendo, ma vedrete tra qualche tempo forse sapremo come e perchè è nata questa storia delle escort. E soprattutto, Berlusconi non starà con le mani in mano. La sua reazione arriverà e sarà dura».
E poi aggiungevo come una cantilena: «Vedete, Berlusconi è sceso in politica fra il 1993 e il 1994, cioè in un periodo di grande trasformazione politica dell'Italia. La sua presa del potere coincide con una serie di eventi incredibili che hanno rivoluzionato il quadro politico-economico che aveva caratterizzato l'Italia del secondo dopoguerra. Nel 1991 il Pci si frantuma in Pds e Rifondazione Comunista, nel febbraio del 1992 scoppia il terremoto politico-giudiziario di Mani pulite e Tangentopoli che trascina via con sè la Dc di Andreotti e il Psi di Craxi (amico e referente politico di Berlusconi, costretto all'esilio in Tunisia). I tre grandi partiti di massa della Prima Repubblica, quindi, non esistono più. Nel 1993 il vecchio partito fascista (l'Msi) si trasorma in Alleanza Nazionale con il sogno di diventare un partito di ispirazione gaullista e diventa il miglior alleato di Berlusconi. Nello stesso periodo viene fuori il partito della Lega Nord, lo stesso partito che oggi si batte anima e corpo contro gli sbarchi degli immigrati sulle nostre coste. Nel marzo del 1992 Salvo Lima, l'uomo politico siciliano più vicino a Andreotti e accusato di legami stettissimi con la mafia, viene ucciso a Palermo. A maggio la mafia uccide Falcone, a luglio Borsellino. Lo Stato inasprisce le condizioni carcerarie dei mafiosi (articolo 41 bis) e la mafia reagisce con una serie di attentati (una bomba a Firenze, una a Roma e una a Milano). Lo ripeto, nel giro di meno di due anni il quadro politico italiano viene completamente sconvolto, e Berlusconi scende in campo come a rimettere ordine. La caduta politica di Berlusconi sarebbe sinonimo di un grande riassetto del potere politico-economico in Italia, forse nulla di più».

Oggi sono tornato in Italia e vedo che Berlusconi litiga con Gianfranco Fini dopo l'articolo di Feltri sulle colonne de Il Giornale. Fini va poi a strizzare l'occhio al leader Udc Casini, contemporaneamente corteggiato anche dal democratico Rutelli. Inoltre Berlusconi "improvvisamente" (ma lui sa sempre quello che fa) rilascia una dichiarazione sulle stragi del '92 e del '93 dicendo: «So che ci sono fermenti in Procura a Palermo e a Milano. Si ricominciano a guardare fatti del '92 e del '93. Follia pura. Mi fa male che queste persone, con i soldi di tutti, facciano cose cospirando contro di noi che lavoriamo per il bene del paese». Fini vuole distinguersi dal premier e attingendo a tutto il suo stile politico, davanti al PDL esclama: «Neppure lontanamente bisogna dare il sospetto che noi non vogliamo la verità sulle stragi. Sui fatti che riguardano Borsellino e Falcone va fatta verità anche se dopo molti anni».
Il Ministro della Giustizia Alfano con senso istituzionale ha detto: «Se vi saranno elementi per riaprire i processi sulle stragi i magistrati lo faranno con zelo e coscienza e siamo convinti che nessuno abbia intenzione di inseguire disegni politici, ma solo un disegno di verità», mentre il Presidente del Senato Schifani sembra lanciare una scomunica alle procure che sulle stragi di mafia «tendono a riproporre teoremi politici». Infine il Procuratore Capo di Palermo Francesco Messineo dice: «Mi hanno onestamente sorpreso le dichiarazioni di Berlusconi su noi e sulla procura di Milano, perché noi non abbiamo indagini sulle stragi del '92 e del '93. Le indagini sulle stragi di mafia del '92 e del '93 sono di esclusiva competenza di Caltanissetta e di Firenze».

Cosa sta succendo attorno, o meglio sopra di noi? Perchè Berlusconi sorprende tutti con dichiarazioni che riguardano il periodo della sua discesa in campo? E poi lui non sapeva che le indagini non sono di competenza della procura di Palermo? Si sarà semplicemente sbagliato? Lo abbiamo frainteso per l'ennesima volta? La dichiarazione di Messineo dovrebbe chiudere il problema. Stiamo parlando di una ipotesi non praticabile. Le indagini sono a Firenze e Caltanissetta, non a Palermo. Ma Berlusconi ha parlato "urbi et orbi" e gli è scappato "Palermo"? E su questa storia delle stragi si sta consumando anche un conflitto istituzionale fra capo del governo e seconda carica dello Stato da una parte, guardiasigilli e Presidente della Camera dall'altro? Storicizzare l'ingresso di Berlusconi in politica ci aiuterebbe a capire qualcosa in più e ad avere meno paura nel futuro incerto di questo paese?

Commenti

Post popolari in questo blog

«E a Palermo che birra bevete?»

Palermo, ore 22 circa È sera, ma fa caldo come se fosse mezzogiorno. Siamo ad agosto. Alessandra è andata a dormire. È stanca. Oggi è stato un lungo giorno. Parecchie ore prima Dormiamo in un ostello nel cuore di Ballarò. Dalla stanza da letto si vede la cupola della chiesa del Carmine. Dalle macchine e dalle finestre la colonna sonora che attraversa la città è la musica napoletana neomelodica. Sui muri scorticati e degradati decine e decine di manifesti annunciano i concerti di Gianni Celeste, Mauro Nardi, del piccolo Patrizio, di Gianni Antonio, Gianni Nani, Marco Bologna, Gianni Vezzosi, Tony Colombo e altri ancora. Nino D’Angelo è stato qui a cantare a luglio per la festa di Santa Rosalia. La ragazza della reception ci dice che Nino è un mito a Palermo. Prendiamo la macchina. Oggi dobbiamo andare a Corleone e Portella della Ginestra. Sentivo la necessità vitale di vedere il paese di Liggio, Riina e Bagarella. Dovevo andare a vedere il luogo in cui erano stati uccisi qu...

«L'è lü!». E il mostro fu sbattuto in prima pagina...

Sei i protagonisti di una grottesca scena messa su dallo Stato italiano. E' il 16 dicembre del 1969 a Roma, in tribunale. Quattro poliziotti ben vestiti, pettinati e con la barba fatta; un ballerino anarchico, con la barba incolta, stravolto dopo una notte insonne per via di un interrogatorio e un tassista milanese. «L'è lü (E' lui)!», escalama il tassista Cornelio Rolandi. «Ma m'hai guardato bene?», ribatte l'anarchico Pietro Valpreda. «Bè, se non è lui, chi'l gh'è no», si convince il Rolandi. E così il mostro fu sbattuto in prima pagina. Il Rolandi si era presentato dai carabinieri di Milano la mattina del 15 dicembre, mentre si svolgevano i funerali di Piazza Fontana, convinto di aver trasportato sul suo taxi il responsabile della strage alla Banca dell'Agricoltura. La sua macchina era posteggiata a poco più di 100 metri dalla filiale. Un uomo con una valigetta aveva chiesto di portarlo nei pressi della Banca e di aspettarlo lì. Pochi minuti dopo era ...

“La piovra” in onda e la tv battezzò il racconto della mafia

Rai Uno, 11 marzo 1984, ore 20.30. Dopo il Tg, il primo canale della Radio televisione italiana presenta «un film in sei puntate». «Panorami siciliani profondi: un commissario venuto dal Nord indaga sulla morte di un collega, sulla figlia rapita, su una ragazza misteriosa e gattopardesca dedita alla droga, su fatti che non riesce a spiegare, su altri fatti che invece sa spiegarsi benissimo ma che non può provare». Così si legge sul Radiocorriere di quella settimana. Si tratta del primo episodio di uno sceneggiato che, ibridando generi differenti, conterà dieci edizioni. Il pubblico italiano, nell’anno del trentennale del piccolo schermo, guarda «una storia esemplare di mafia» che segnerà per sempre l’immaginario nazionale e internazionale sulla rappresentazione del grande crimine e della Sicilia. La trama di quella prima stagione l’hanno scritta Nicola Badalucco, trapanese, Lucio Battistrada e Massimo De Rita. La sceneggiatura è del premio Oscar Ennio De Concini. Le musiche di Riz Orto...