Mercoledì 19 maggio presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati è stata presentata la terza edizione del Festival dell'impegno civile - Terre di Don Peppe Diana, promosso da Libera Caserta e Comitato Don Peppe Diana. La kermesse, in programma dal 24 al 30 maggio, si svolgerà interamente in territori confiscati alla camorra nei comuni di Napoli, Casalnuovo, Ottaviano, San Cipriano d’Aversa, Sessa Aurunca, Castel Volturno. A sposare il Festival quest'anno sono l'Ente Nazionale Parco Vesuvio, l'Archivio Storico della Canzone Napoletana, Radio Tre Rai, la Fondazione Premio Napoli, la Fondazione Mimmo Beneventano e il Coordinamento Libero Grassi. A presiedere la conferenza stampa c'erano Beppe Giulietti, onorevole e portavoce di Articolo 21; Fabio Granata, vicepresidente Commissione Antimafia; Pietro Nardiello, direttore artistico del Festival; Valerio Taglione, coordinatore Libera Caserta; Isaia Sales, storico della criminalità organizzata; Marcello Ravveduto, comitato scientifico del Festival dell'Impegno Civile.
Anche i terreni dalla crosta apparentemente inscalfibile e arida sono in grado di dare i loro succosi frutti se i semi piantati vengono curati con attenzione e se la terra offre loro un cuore ricco e fertile dove poter crescere e germogliare. Questo sta accadendo al Festival dell'impegno civile - Terre di Don Peppe Diana, che di semi ne ha piantati nel nome del sacerdote ucciso il giorno del suo onomastico, il 19 marzo del 1994 a Casal di Principe. E alla buona semina, per fortuna segue un ottimo raccolto. Tocca al direttore artistico Pietro Nardiello illustrare con soddisfazione e orgoglio il ricco programma del Festival. Fra i numerosi appuntamenti spiccano il concerto della band musicale delle terre di Don Peppe Diana (con Carlo Faiello; Antonella Morea; Corrado Sfogli e Fausta Vetere della Nuova Compagnia di Canto Popolare), il tributo a Miriam Makeba a Castel Volturno (ancora con la Band di don Peppe Diana e Carlo Faiello, i Kalifoo Ground System, Patrizio Trampetti, Letti Sfatti) e l'audiodocumentario Parole fuori dal Vulcano, un percorso socio-culturale nel mondo della canzone napoletana in onda su Radio Tre Rai e il profanamento del castello mediceo di Ottaviano, il vecchio quartier generale del boss Raffele Cutolo, oggi sede del Parco Nazionale del Vesuvio, dove verranno assegnati premi per la libertà di stampa e per la difesa dell'ambiente. Ma alla concretezza, gli organizzatori del Festival continuano a affiancare l'uso di parole cariche di simboli e ricche di speranza. Durante la conferenza stampa, segnata dalla notizia della morte in Thailandia del fotografo Fabio Polenghi e dall'imbarazzante questione Rainews24, l'onorevole Giulietti invita gli operatori dell'informazione a "bucare il silenzio", a "dare attenzione mediatica alle mafie, alla guerra in Afghanistan, alle morti sul lavoro", a "illuminare tutto ciò che è oscuro". Fabio Granata sottolinea l'importanza della cultura come "strumento in grado di ricucire l'identità violentata dei luoghi vittime della violenza mafiosa". "Le terre di don Peppe Diana sono tutte le terre dove la lotta alla mafia conta i suoi morti innocenti" dice Marcello Ravveduto, coautore con Pietro Nardiello dell'audiodocumentario in onda su Radio Tre Rai. Per lo storico Isaia Sales "il successo delle mafie sta nel consenso che esse godono presso i non mafiosi. E per questo è fondamentale il riuso dei beni confiscati. Il bene di un mafioso è il simbolo del suo potere, del suo prestigio, della sua ricchezza. Nel momento in cui questo bene va nelle mani dello Stato, ne viene modificata la percezione sociale". Tocca a Valerio Taglione, rappresentante di Libera Caserta, salutare lasciare tutti con piacevole ironia. "In dialetto napoletano i paccheri sono sinonimo di schiaffi, ceffoni, sberle. E la camorra di paccheri alla società civile e alla convivenza democratica ne ha dati sempre tanti. Ma in Campania i paccheri sono anche un ottimo formato di pasta. E nelle terre confiscate alla camorra, nascono i Paccheri di don Diana e ci auguriamo di poter dare noi tanti paccheri alla camorra e di poterci liberare un giorno del suo peso soffocante".
Per info:
http://www.liberacaserta.org/images/festivalimpegno01.pdf
festivalimpegnocivile@gmail.com
festivaldonpeppinodiana@gmail.com
Anche i terreni dalla crosta apparentemente inscalfibile e arida sono in grado di dare i loro succosi frutti se i semi piantati vengono curati con attenzione e se la terra offre loro un cuore ricco e fertile dove poter crescere e germogliare. Questo sta accadendo al Festival dell'impegno civile - Terre di Don Peppe Diana, che di semi ne ha piantati nel nome del sacerdote ucciso il giorno del suo onomastico, il 19 marzo del 1994 a Casal di Principe. E alla buona semina, per fortuna segue un ottimo raccolto. Tocca al direttore artistico Pietro Nardiello illustrare con soddisfazione e orgoglio il ricco programma del Festival. Fra i numerosi appuntamenti spiccano il concerto della band musicale delle terre di Don Peppe Diana (con Carlo Faiello; Antonella Morea; Corrado Sfogli e Fausta Vetere della Nuova Compagnia di Canto Popolare), il tributo a Miriam Makeba a Castel Volturno (ancora con la Band di don Peppe Diana e Carlo Faiello, i Kalifoo Ground System, Patrizio Trampetti, Letti Sfatti) e l'audiodocumentario Parole fuori dal Vulcano, un percorso socio-culturale nel mondo della canzone napoletana in onda su Radio Tre Rai e il profanamento del castello mediceo di Ottaviano, il vecchio quartier generale del boss Raffele Cutolo, oggi sede del Parco Nazionale del Vesuvio, dove verranno assegnati premi per la libertà di stampa e per la difesa dell'ambiente. Ma alla concretezza, gli organizzatori del Festival continuano a affiancare l'uso di parole cariche di simboli e ricche di speranza. Durante la conferenza stampa, segnata dalla notizia della morte in Thailandia del fotografo Fabio Polenghi e dall'imbarazzante questione Rainews24, l'onorevole Giulietti invita gli operatori dell'informazione a "bucare il silenzio", a "dare attenzione mediatica alle mafie, alla guerra in Afghanistan, alle morti sul lavoro", a "illuminare tutto ciò che è oscuro". Fabio Granata sottolinea l'importanza della cultura come "strumento in grado di ricucire l'identità violentata dei luoghi vittime della violenza mafiosa". "Le terre di don Peppe Diana sono tutte le terre dove la lotta alla mafia conta i suoi morti innocenti" dice Marcello Ravveduto, coautore con Pietro Nardiello dell'audiodocumentario in onda su Radio Tre Rai. Per lo storico Isaia Sales "il successo delle mafie sta nel consenso che esse godono presso i non mafiosi. E per questo è fondamentale il riuso dei beni confiscati. Il bene di un mafioso è il simbolo del suo potere, del suo prestigio, della sua ricchezza. Nel momento in cui questo bene va nelle mani dello Stato, ne viene modificata la percezione sociale". Tocca a Valerio Taglione, rappresentante di Libera Caserta, salutare lasciare tutti con piacevole ironia. "In dialetto napoletano i paccheri sono sinonimo di schiaffi, ceffoni, sberle. E la camorra di paccheri alla società civile e alla convivenza democratica ne ha dati sempre tanti. Ma in Campania i paccheri sono anche un ottimo formato di pasta. E nelle terre confiscate alla camorra, nascono i Paccheri di don Diana e ci auguriamo di poter dare noi tanti paccheri alla camorra e di poterci liberare un giorno del suo peso soffocante".
Per info:
http://www.liberacaserta.org/images/festivalimpegno01.pdf
festivalimpegnocivile@gmail.com
festivaldonpeppinodiana@gmail.com
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