Passa ai contenuti principali

Il sindaco e la fiction. Cronaca di un rapporto difficile

Il post è stato pubblicato sul blog Strozzateci tutti

Dentro a Regina Coeli c’è ‘no scalino
Chi nun salisce quello nun è romano
Nun è romano e manco tresteverino

Canto della malavita romana

Spiaggia di Torvajanica. Estate 2010. Un gruppo di ragazzotti fra i 30 e i 40 anni si gode l’ultimo sole di una afosa domenica. Qualcuno porta al collo una croce celtica, qualcun altro ce l’ha tatuata sul braccio. Si interrogano sul come affrontare la serata. C’è chi ha voglia di una pizza, chi deve vedersi con la fidanzata e chi non vede l’ora di far riposare la pelle arrossata sul divano. Quando il sole sta per nascondersi, il più giovane del gruppo con la voce roca e cavernosa esclama: «Oggi me sento proprio come Danilo Abbruciati». Un attimo di silenzio precede la grassa e forzata risata di tutto il gruppo. Danilo Abbruciati detto er Camaleonte è morto a Milano in un conflitto a fuoco nel 1982. Abbruciati era un boss della Banda della Magliana, la holding politico-criminale che terrorizzava Roma, dialogava con mafia, camorra e ‘ndrangheta e metteva lo zampino nei misteri d’Italia a cavallo fra anni ’70 e ’80.

Chissà cosa avrebbe pensato il sindaco Alemanno se avesse ascoltato quelle parole, lui salito al Campidoglio nel maggio del 2008 fra saluti romani, bandiere tricolori e qualche celtica. Dopo due anni da primo cittadino, Alemanno è infatti convinto che molti degli episodi di criminalità della sua città siano tutti colpa di una serie Tv di successo.

È stata diffidenza a prima vista. Il suo ruolo di amministratore gli impone di andarci piano con certe cose. Nell’ottobre del 2008, nei pressi del Palazzo della Civiltà del Lavoro, nel quartiere dell’EUR, sono comparsi quattro busti in polistirolo raffiguranti i volti de Il Nero, il Libanese, il Freddo e il Dandi.. È una campagna pubblicitaria che fa da lancio alla messa in onda su Sky della serie TV Romanzo Criminale (regia di Stefano Sollima, Produzione Cattleya). Dopo il libro scritto dal giudice Giancarlo De Cataldo (2002) e la trasposizione cinematografica diretta da Michele Placido (2005), tocca al piccolo schermo raccontare l’epopea criminale della Banda della Magliana. Ma i busti vengono rimossi. Alemanno ha giudicato quell’iniziativa «di cattivo gusto».

I dodici episodi intanto vanno in onda fra novembre e gennaio del nuovo anno con una media di 400mila spettatori a puntata. Iniziano a circolare copie scaricate da Internet e masterizzate e la serie diventa un cult. Su La Stampa, lo scrittore Andrea Scanzi definisce Romanzo Criminale «forse la migliore serie mai prodotta in Italia. Una sorta di Goodfellas all'amatriciana, che piacerebbe a Martin Scorsese». Sky si mette subito al lavoro con Cattleya per lo sviluppo della seconda stagione. I fan della serie vanno in brodo di giuggiole.

Nella primavera del 2009, Roma sembra diventata la capitale del coltello e della rissa facile. Massimo Lugli, cronista di nera, scrive di «revival della puncicata», antica tradizione della malavita capitolina. Nel giro di poche settimane un uomo muore accoltellato per un parcheggio, un altro durante una rissa per una storia di donne, un quindicenne viene ferito dopo una rapina e in una scuola di periferia un ragazzo rumeno manda all’ospedale un compagno di scuola. Il sindaco Alemanno dichiara: «L'avevo detto fin dall'inizio che alcune operazioni culturali come la serie tv Romanzo criminale o altre simili non aiutano, hanno lanciato delle mode, degli atteggiamenti e dei modi di fare sbagliati. I giovani, invece non vanno lasciati da soli, faremo tutto il possibile per stare nelle periferie».

Da qualche settimana è terminato il Rome Fiction Fest. Al Cinema Adriano di Piazza Cavour hanno presentato la seconda serie di Romanzo Criminale. Sono intervenuti il regista Sollima, De Cataldo e il cast al completo. C’era anche Nils Hartmann, il direttore di Sky Cinema. Una giornalista gli ha chiesto: «Direttore, perché è stata fatta la seconda serie?». «Perché altrimenti ci venivano a cercare sotto casa! Il talento del cast, del regista, di Giancarlo De Cataldo e degli sceneggiatori Cesarano, Petronio e Valenti ha portato un prodotto assolutamente unico nel panorama della fiction italiana, del quale Sky va particolarmente fiera », ha risposto.

Oggi (31 luglio 2010) la cronaca di Roma parla di sei giovani componenti di una baby gang arrestati. I reati contestati vanno «dalla violenza all’usura, dal sequestro di persona alla rapina alle lesioni personali». Il leader del gruppo si faceva chiamare il Freddo, come Maurizio Abbatino nella penna di De Cataldo. Nelle loro abitazioni «i Carabinieri hanno trovato coltelli del genere proibito e libri e dvd ispirati alla storia della Banda della Magliana». «Purtroppo l’avevo detto: non tanto il film quanto il serial televisivo sulla Gang (sic!, ndr) della Magliana rischiavano di creare falsi miti perché dipingono in modo accattivante e simpatico personaggi che, invece, sono stati criminali puri». L’aveva detto il sindaco. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Una sequenza della serie

Commenti

Post popolari in questo blog

«L'è lü!». E il mostro fu sbattuto in prima pagina...

Sei i protagonisti di una grottesca scena messa su dallo Stato italiano. E' il 16 dicembre del 1969 a Roma, in tribunale. Quattro poliziotti ben vestiti, pettinati e con la barba fatta; un ballerino anarchico, con la barba incolta, stravolto dopo una notte insonne per via di un interrogatorio e un tassista milanese. «L'è lü (E' lui)!», escalama il tassista Cornelio Rolandi. «Ma m'hai guardato bene?», ribatte l'anarchico Pietro Valpreda. «Bè, se non è lui, chi'l gh'è no», si convince il Rolandi. E così il mostro fu sbattuto in prima pagina. Il Rolandi si era presentato dai carabinieri di Milano la mattina del 15 dicembre, mentre si svolgevano i funerali di Piazza Fontana, convinto di aver trasportato sul suo taxi il responsabile della strage alla Banca dell'Agricoltura. La sua macchina era posteggiata a poco più di 100 metri dalla filiale. Un uomo con una valigetta aveva chiesto di portarlo nei pressi della Banca e di aspettarlo lì. Pochi minuti dopo era ...

«E a Palermo che birra bevete?»

Palermo, ore 22 circa È sera, ma fa caldo come se fosse mezzogiorno. Siamo ad agosto. Alessandra è andata a dormire. È stanca. Oggi è stato un lungo giorno. Parecchie ore prima Dormiamo in un ostello nel cuore di Ballarò. Dalla stanza da letto si vede la cupola della chiesa del Carmine. Dalle macchine e dalle finestre la colonna sonora che attraversa la città è la musica napoletana neomelodica. Sui muri scorticati e degradati decine e decine di manifesti annunciano i concerti di Gianni Celeste, Mauro Nardi, del piccolo Patrizio, di Gianni Antonio, Gianni Nani, Marco Bologna, Gianni Vezzosi, Tony Colombo e altri ancora. Nino D’Angelo è stato qui a cantare a luglio per la festa di Santa Rosalia. La ragazza della reception ci dice che Nino è un mito a Palermo. Prendiamo la macchina. Oggi dobbiamo andare a Corleone e Portella della Ginestra. Sentivo la necessità vitale di vedere il paese di Liggio, Riina e Bagarella. Dovevo andare a vedere il luogo in cui erano stati uccisi qu...

“La piovra” in onda e la tv battezzò il racconto della mafia

Rai Uno, 11 marzo 1984, ore 20.30. Dopo il Tg, il primo canale della Radio televisione italiana presenta «un film in sei puntate». «Panorami siciliani profondi: un commissario venuto dal Nord indaga sulla morte di un collega, sulla figlia rapita, su una ragazza misteriosa e gattopardesca dedita alla droga, su fatti che non riesce a spiegare, su altri fatti che invece sa spiegarsi benissimo ma che non può provare». Così si legge sul Radiocorriere di quella settimana. Si tratta del primo episodio di uno sceneggiato che, ibridando generi differenti, conterà dieci edizioni. Il pubblico italiano, nell’anno del trentennale del piccolo schermo, guarda «una storia esemplare di mafia» che segnerà per sempre l’immaginario nazionale e internazionale sulla rappresentazione del grande crimine e della Sicilia. La trama di quella prima stagione l’hanno scritta Nicola Badalucco, trapanese, Lucio Battistrada e Massimo De Rita. La sceneggiatura è del premio Oscar Ennio De Concini. Le musiche di Riz Orto...