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Una cartolina per noi tutti, datata 1993...


"Viviamo in un’Italia dove i temi della giustizia, i blitz delle forze dell’ordine, le inchieste, i processi, gli avvisi di garanzia sono spesso le uniche notizie della giornata. I palazzi di giustizia da Milano a Palermo, da Roma a Locri, sembrano diventati le vere centrali dell’interesse nazionale. Se un giudice si affaccia in televisione, sfonda il tetto degli ascolti. E dico tutto questo non certo per sposare la tesi dei giudici invadenti, e della rivoluzione sociale capitanata dai magistrati. Realisticamente, stiamo percorrendo la via giudiziaria alle riforme, quanto meno nel senso che i magistrati sembrano incarnare il simbolo di una neutrale e coraggiosa onestà, e sono stati finora gli unici in grado di infliggere, pur restando all’interno delle loro competenze, fieri colpi a un sistema immobile. Certo, è malinconico, – anche se inevitabile e benvenuto – che sia così. Ormai si discute a colpi di arma bollata. Una lunga impunità politica, un’incapacità di riforma del sistema, hanno dato il via libera a uomini di legge: del resto scelti come protagonisti e vittime dai nemici dello Stato (…). Non passa giorno che non vi siano (…) una miriade di rinvii a giudizio, un viavai di documenti con il timbro della cancelleria. Il destino di alcuni leader, di imprese importanti, di amministratori pubblici, sembra legato a quei pacchi di carte che i telegiornali ci mostrano mentre viaggiano da un ufficio all’altro. Ci stiamo abituando a una quotidianità giudiziaria, carceraria, inquisitoria in senso buono. (…) L’opera dei magistrati va lodata senza riserve. Ma speriamo in un futuro ci sia meno bisogno di loro"

15 Gennaio 1993 (Arresto di Totò Riina), Andrea Barbato nella sua trasmissione "Cartoline" così si rivolgeva a Vittorio Sgroi, Procuratore Generale della Cassazione

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