Qualche giorno fa ho visto i quadri di Gaspare Mutolo, l’autista di Totò Riina. Da anni Mutolo è un collaboratore di giustizia. Le sue opere sono quasi tutte firmate “Mutolo Gaspare”. Prima il cognome e poi il nome, come un uomo quando si t rova al cospetto della Legge. Prima il cognome e poi il nome, come in un interrogatorio. Prima il cognome e poi il nome, quello che sei viene dopo. Nelle trenta tele esposte - dedicate a quella Palermo e a quella Sicilia che Mutolo non visita da anni - ho visto un cielo limpido e sereno e un mare solcato da navi che non conoscono la tempesta. Ho capito che lo sguardo di Mutolo si ferma al Monte Pellegrino, dominus della città, meta dei fedeli di Santa Rosalia. Oltre non riesce ad andare con il suo stile "grezzo, impuro e naturale" (cit. Fulvio Abbate). Ho visto serenità interiore in quelle tele, anche quando gigantesche piovre dai neri tentacoli abbracciavano le ordinate e colorate case palermitane. Quella serenità che ho ...