Qualche giorno fa ho visto i quadri di Gaspare
Mutolo, l’autista di Totò Riina. Da anni Mutolo è un collaboratore di
giustizia. Le sue opere sono quasi tutte firmate “Mutolo Gaspare”. Prima
il cognome e poi il nome, come un uomo quando si trova
al cospetto della Legge. Prima il cognome e poi il nome, come in un
interrogatorio. Prima il cognome e poi il nome, quello che sei viene
dopo. Nelle trenta tele esposte - dedicate a quella Palermo e a quella
Sicilia che Mutolo non visita da anni - ho visto un cielo limpido e
sereno e un mare solcato da navi che non conoscono la tempesta. Ho
capito che lo sguardo di Mutolo si ferma al Monte Pellegrino, dominus
della città, meta dei fedeli di Santa Rosalia. Oltre non riesce ad
andare con il suo stile "grezzo, impuro e naturale" (cit. Fulvio
Abbate). Ho visto serenità interiore in quelle tele, anche quando
gigantesche piovre dai neri tentacoli abbracciavano le ordinate e
colorate case palermitane. Quella serenità che ho percepito, non riesco
però ancora a decifrarla.
Palermo, ore 22 circa È sera, ma fa caldo come se fosse mezzogiorno. Siamo ad agosto. Alessandra è andata a dormire. È stanca. Oggi è stato un lungo giorno. Parecchie ore prima Dormiamo in un ostello nel cuore di Ballarò. Dalla stanza da letto si vede la cupola della chiesa del Carmine. Dalle macchine e dalle finestre la colonna sonora che attraversa la città è la musica napoletana neomelodica. Sui muri scorticati e degradati decine e decine di manifesti annunciano i concerti di Gianni Celeste, Mauro Nardi, del piccolo Patrizio, di Gianni Antonio, Gianni Nani, Marco Bologna, Gianni Vezzosi, Tony Colombo e altri ancora. Nino D’Angelo è stato qui a cantare a luglio per la festa di Santa Rosalia. La ragazza della reception ci dice che Nino è un mito a Palermo. Prendiamo la macchina. Oggi dobbiamo andare a Corleone e Portella della Ginestra. Sentivo la necessità vitale di vedere il paese di Liggio, Riina e Bagarella. Dovevo andare a vedere il luogo in cui erano stati uccisi qu...
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