Traduco di mio pugno parte dell'analisi autorevole di Horacio Verbitsky oggi su
Página/12, quotidiano argentino. Francesco I viene definito con la parola
tedesca "ersatz", letteralmente un surrogato. Scrive Verbitsky:
"Sarà un successore di minor qualità, tipo una pietanza fatta
di sola acqua e farina che le madri povere danno ai loro figli per ingannare la
loro fame. (...) Sul
soglio pontificio non siederà un vero francescano ma un gesuita che si farà
chiamare Francesco, come il poverello di Assisi. Un’amica argentina, mi scrive
confusa da Berlino che per i tedeschi, che non conoscono la sua storia, il
nuovo Papa è un terzomondista. Piccola confusione. (…) La sua biografia è
quella di un populista conservatore, simile a quella di Pio XII e di Giovanni
Paolo II: inflessibili in questioni dottrinarie ma con un’apertura verso il
mondo, e in particolar modo, verso le masse diseredate. (…) Se Papa
Pacelli accettò i finanziamenti dalla Cia per sostenere la Democrazia Cristiana
e impedire la vittoria comunista nelle elezioni del dopoguerra e se Wojtyla fu
l’ariete che aprì il primo buco nel Muro di Berlino, il Papa argentino potrà svolgere
un pari ruolo nel contesto latinoamericano. I suoi trascorsi nella “Guardia di
Ferro”, il verbo populista che non ha dimenticato - e con cui potrebbe anche
far sue alcune questioni storiche come quella delle Isole Malvinas - lo mettono
in condizioni di dare una direzione a questo processo, così da apostrofare gli
sfruttatori e predicare mansuetudine agli sfruttati"
Sei i protagonisti di una grottesca scena messa su dallo Stato italiano. E' il 16 dicembre del 1969 a Roma, in tribunale. Quattro poliziotti ben vestiti, pettinati e con la barba fatta; un ballerino anarchico, con la barba incolta, stravolto dopo una notte insonne per via di un interrogatorio e un tassista milanese. «L'è lü (E' lui)!», escalama il tassista Cornelio Rolandi. «Ma m'hai guardato bene?», ribatte l'anarchico Pietro Valpreda. «Bè, se non è lui, chi'l gh'è no», si convince il Rolandi. E così il mostro fu sbattuto in prima pagina. Il Rolandi si era presentato dai carabinieri di Milano la mattina del 15 dicembre, mentre si svolgevano i funerali di Piazza Fontana, convinto di aver trasportato sul suo taxi il responsabile della strage alla Banca dell'Agricoltura. La sua macchina era posteggiata a poco più di 100 metri dalla filiale. Un uomo con una valigetta aveva chiesto di portarlo nei pressi della Banca e di aspettarlo lì. Pochi minuti dopo era ...
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