Passa ai contenuti principali

«Piu, piu, piu, piu, piu...»

Donna piangente mentre passa la bara di La Torre (Letizia Battaglia)

Oggi è l'anniversario della morte di Pio La Torre. Colgo l’occasione per raccontare questo aneddoto. Lo scorso anno, più o meno in questi giorni, in una scuola del Sud Italia, stavo facendo una lezione sulla rappresentazione massmediatica della mafia. Stavo mostrando ai ragazzi le foto di Letizia Battaglia, Franco Zecchin e altri. «Piu, piu, piu, piu, piu...» fece uno studente nella folla dell’auditorium raccogliendo consenso fra i suoi compagni. Sullo schermo avevo appena proiettato le foto dei funerali di Pio La Torre. Da lì saremmo partiti per raccontare un po’ chi era questo uomo, cosa aveva fatto nella vita e perché lo avevano ammazzato. Ma quei ragazzi di Pio La Torre sapevano già molte cose. «Ma perché allora hai fatto il verso del pulcino?», chiesi immaginando già la sua risposta. «Perché ne “Il Capo dei capi” quando ammazzano a Pio La Torre, i killer vanno da Riina e fanno così…». «Così come?». «“Piu, piu…” fanno… e poi per festeggiare mangiano arancini e bevono birra…»

Commenti

Post popolari in questo blog

«L'è lü!». E il mostro fu sbattuto in prima pagina...

Sei i protagonisti di una grottesca scena messa su dallo Stato italiano. E' il 16 dicembre del 1969 a Roma, in tribunale. Quattro poliziotti ben vestiti, pettinati e con la barba fatta; un ballerino anarchico, con la barba incolta, stravolto dopo una notte insonne per via di un interrogatorio e un tassista milanese. «L'è lü (E' lui)!», escalama il tassista Cornelio Rolandi. «Ma m'hai guardato bene?», ribatte l'anarchico Pietro Valpreda. «Bè, se non è lui, chi'l gh'è no», si convince il Rolandi. E così il mostro fu sbattuto in prima pagina. Il Rolandi si era presentato dai carabinieri di Milano la mattina del 15 dicembre, mentre si svolgevano i funerali di Piazza Fontana, convinto di aver trasportato sul suo taxi il responsabile della strage alla Banca dell'Agricoltura. La sua macchina era posteggiata a poco più di 100 metri dalla filiale. Un uomo con una valigetta aveva chiesto di portarlo nei pressi della Banca e di aspettarlo lì. Pochi minuti dopo era ...

“La battaglia elettorale”, la recensione al volume “Schermi nemici”

Affermare che un libro di storia sia sempre un’opera di storia contemporanea non basta a spiegare l’attualità di un volume che sa guardare, con un approccio interdisciplinare, ad una particolare forma di produzione audiovisiva, il fu (?) cinema di propaganda. Parola fulcro, quest’ultima, che ci serve a capire il lavoro di Mariangela Palmieri, docente di Storia del cinema all’Università di Salerno le cui ricerche vertono sugli audiovisivi come fonte storica. Ma di che oggetto stiamo parlando, dunque, e quale la contemporaneità della sua analisi? Sotto la nostra lente vi sono le pagine di Schermi nemici. I film di propaganda della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano (1948-1964) uscito per Mimesis Edizioni con la prefazione di Pierre Sorlin (Collana «Passato prossimo», pp. 182, 17 Euro). Un’opera che guarda ad un’epoca cronologicamente lontana ma storicamente ancora densa di significati per il nostro presente. Almeno per due motivi. Il primo perché viviamo nella cosidde...

El gordo non si alza ma chiede scusa...

Finale di partita Gabriela camminava abbracciata ai fiori che portava per suo fratello Javier, nel cimitero della Chacarita, a Buenos Aires, quando per caso scoprí la tomba di Osvaldo Soriano. - Fiori non ne vuole, - le disse il becchino. - Lui é uno di sinistra. - Ma a noi di sinistra piacciono i fiori, - rispose Gabriela. Il becchino scosse il capo: - Qui vengono un sacco di tipi strani. Se lei potesse vedere... Se le raccontassi... E le racconto'. Mentre spazzava il terreno con la ramazza, il becchino racconto' che la' accorrevano dei tipi strani, che si mettevano a girare attorno alla tomba di Soriano, e chiacchieravano. Non stavano mai zitti. E - non c'e' proprio piú rispetto -ridevano! -Le sembra possibile? Ridono. Capisce? Ridono! Si piegano in due dalle risate, - proseguí il becchino, ma quella non era ancora la cosa peggiore. - Se lei sapesse... Se le raccontassi... - E a voce bassa: - Gli lasciano anche delle lettere! Gli seppellisono dei bigliettini! Le p...