Il derby è finito. L’ho seguito in streaming e le immagini arrivavano con qualche minuto di ritardo. Ma le urla del condominio sono state la punteggiatura migliore della partita. Qualche ululato al gol della Lazio, clima da stadio all’errore di Hernanes e al rigore di Totti. Ho visto uno stadio con ampi settori vuoti e ho pensato agli scontri del pomeriggio, fotografia di un calcio forse inutile e di una città in sofferenza. Su Raidue è poi iniziato lo speciale su Califano e così ho messo su un paio di suoi vinili. No, Youtube non sempre è un sicuro rifugio quando si cercano musica e parole. Riflettevo sulla poetica del Califfo e ho pensato che anticipi in pieno l’individualismo libertino di Vasco Rossi, fatto di ore piccole e fegati orgogliosamente maltrattati, contraltare della libertà partecipativa di Gaber o dello spirito libertario di De Andrè. No, il Califfo non mi rappresenta ma la sua “voce malandata” mi fa riassaporare Roma, città di cui da anni cerco di scorgere un’identità senza riuscirci. Una Roma, quella che conosco, cresciuta a dismisura, ingestibile, troppo grande da scrutare tutta, ogni giorno più povera e malmessa, nervosa e arrabbiata, un corpo che rumoreggia tanto e che naturalmente comunica poco. Vedendo il mondo di Califano, la sua gente sotto la grandine, mi sembra però di scorgerne un’anima, un volto con cui è possibile cercare un confronto. P.S E se Califano fosse cresciuto per i vicoli di Napoli e avesse avuto a disposizione un’altra lingua, cosa avrebbe cantato?
Sei i protagonisti di una grottesca scena messa su dallo Stato italiano. E' il 16 dicembre del 1969 a Roma, in tribunale. Quattro poliziotti ben vestiti, pettinati e con la barba fatta; un ballerino anarchico, con la barba incolta, stravolto dopo una notte insonne per via di un interrogatorio e un tassista milanese. «L'è lü (E' lui)!», escalama il tassista Cornelio Rolandi. «Ma m'hai guardato bene?», ribatte l'anarchico Pietro Valpreda. «Bè, se non è lui, chi'l gh'è no», si convince il Rolandi. E così il mostro fu sbattuto in prima pagina. Il Rolandi si era presentato dai carabinieri di Milano la mattina del 15 dicembre, mentre si svolgevano i funerali di Piazza Fontana, convinto di aver trasportato sul suo taxi il responsabile della strage alla Banca dell'Agricoltura. La sua macchina era posteggiata a poco più di 100 metri dalla filiale. Un uomo con una valigetta aveva chiesto di portarlo nei pressi della Banca e di aspettarlo lì. Pochi minuti dopo era ...
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