Ieri abbiamo visitato la mostra "Mc Mafia", la mostra sulle mafie raccontate nei fumetti (Museo di Roma in Trastevere - Associazione daSud).
Nelle tavole esposte, ci hanno colpito soprattutto i sorrisi
tratteggiati con candore di chi ha pagato con la vita la sua
straordinaria normalità quotidiana. Per questo la tavola che ci ha fatto
più male e su cui non smetteremmo mai di riflettere è quella di Mauro Biani dedicata al tema "memoria". Ci sono le sagome decollate di due
uomini vestiti in giacca e cravatta. L'uomo di sinistra tende con la
postura verso l'uomo di destra e viceversa. Sono Giovanni Falcone e
Paolo Borsellino che ci invitano "cortesemente" a dimenticarli, a
metterli da parte. Un disegno amaro e profondo che interroga la nostra
capacità di vivere quotidianamente gli imperativi morali della memoria,
che invita a riflettere sulla credibilità e sulla qualità dell'attuale
azione politica, sociale e economica dell'antimafia italiana. Un disegno
che ci abbatte perché reinterpretazione di una celebre foto scattata ai
magistrati siciliani da Tony Gentile pochi mesi prima di essere uccisi.
Falcone e Borsellino nella loro essenza umana. Giovanni che confida
qualcosa a Paolo che annuisce e sorride. Giovanni e Paolo sereni e
battaglieri di fronte all'opinione pubblica. Giovanni e Paolo
straordinari creatori di senso. Come questo disegno amaro ma doveroso.
Sei i protagonisti di una grottesca scena messa su dallo Stato italiano. E' il 16 dicembre del 1969 a Roma, in tribunale. Quattro poliziotti ben vestiti, pettinati e con la barba fatta; un ballerino anarchico, con la barba incolta, stravolto dopo una notte insonne per via di un interrogatorio e un tassista milanese. «L'è lü (E' lui)!», escalama il tassista Cornelio Rolandi. «Ma m'hai guardato bene?», ribatte l'anarchico Pietro Valpreda. «Bè, se non è lui, chi'l gh'è no», si convince il Rolandi. E così il mostro fu sbattuto in prima pagina. Il Rolandi si era presentato dai carabinieri di Milano la mattina del 15 dicembre, mentre si svolgevano i funerali di Piazza Fontana, convinto di aver trasportato sul suo taxi il responsabile della strage alla Banca dell'Agricoltura. La sua macchina era posteggiata a poco più di 100 metri dalla filiale. Un uomo con una valigetta aveva chiesto di portarlo nei pressi della Banca e di aspettarlo lì. Pochi minuti dopo era ...
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