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Li vorrebbero invisibili. E quando incrociano i loro sguardi, li
pretendono come quello che loro sono incapaci di essere. Precisi,
puntuali, risparmiatori, frugali, dimessi, austeri, silenziosi, senza
vizi e sbavature, pronti ad accontentarsi anche di un pezzo di pane
andato a male, con la vita scandita da quello che loro rifiutano. Su
quei visi vedono solo l'onta di colpe non commesse, e non sanno che
quelle ingiurie le hanno scarabocchiate loro con l'inchiostro del
rifiuto, della distrazione,
dell'indifferenza, della chiusura. Si negano il gusto dell'epifania, il
piacere della rivelazione, l'orgasmo della scoperta. Non sanno che anche
loro, gli "extranei", sono gravidi di parole, pensieri, sogni,
emozioni, speranze, paure, drammi. Per darli alla luce ci vuole tempo,
attenzione, cura, ascolto, sudore, fatica. Forse, soltanto, il desiderio
di un mondo diverso.
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