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Il problema del servizio pubblico


Il figlio di Riina a 'Porta a Porta', bufera sulla Rai. L'Antimafia convoca i vertici 
È giusto chiedere le dimissioni di Bruno Vespa. È giusto indignarsi per la presenza di Riina junior nel salotto di Porta a Porta. È altrettanto giusto chiedere una informazione diversa. Ma è molto più importante immaginare nuove forme di racconto, narrazioni che al di là dei contenuti sappiano anche mettere in scena se stesse, coniugando le une e trine esigenze del servizio pubblico: informare, educare, intrattenere. E ci sono spazi del servizio pubblico che queste cose le sa fare (vedi Rai Storia). Perché la guerra dei contenuti a volte è una battaglia senza senso. Basterà invitare in quello stesso spazio il figlio di una vittima di mafia, un magistrato sotto scorta, un poliziotto coraggioso, il presidente di una associazione antimafia per lavarsi la coscienza e dire che sulla Tv pubblica c'è spazio per tutti. E invece no, il problema più grande della messa in scena del giornalismo televisivo, è che siano spariti gli elementi scenografici e di costruzione dello spazio che lo contraddistinguono (quella che Edward T. Hall chiamava prossemica). Ma soprattutto basterebbe un elemento in più da mettere addosso al giornalista: il suo taccuino. Oggetto che non tutti indossano. Basterebbe tenerlo fra le mani con dignità e spirito di servizio, in modo da sottolineare ruolo e distanza, che in prima serata potremo fare una tavola rotonda con Adolf Hitler e i gerarchi nazisti.

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