È giusto chiedere le dimissioni di Bruno Vespa. È giusto indignarsi per la
presenza di Riina junior nel salotto di Porta a Porta. È altrettanto giusto chiedere una
informazione diversa. Ma è molto più importante immaginare nuove forme di
racconto, narrazioni che al di là dei contenuti sappiano anche mettere in scena
se stesse, coniugando le une e trine esigenze del servizio pubblico: informare,
educare, intrattenere. E ci sono spazi del servizio pubblico che queste cose le sa fare (vedi Rai Storia). Perché la guerra dei contenuti a volte è una battaglia
senza senso. Basterà invitare in quello stesso spazio il figlio di una vittima
di mafia, un magistrato sotto scorta, un poliziotto coraggioso, il presidente
di una associazione antimafia per lavarsi la coscienza e dire che sulla Tv pubblica
c'è spazio per tutti. E invece no, il problema più grande della messa in scena
del giornalismo televisivo, è che siano spariti gli elementi scenografici e di
costruzione dello spazio che lo contraddistinguono (quella che Edward T. Hall
chiamava prossemica). Ma soprattutto basterebbe un elemento in più da mettere
addosso al giornalista: il suo taccuino. Oggetto che non tutti indossano.
Basterebbe tenerlo fra le mani con dignità e spirito di servizio, in modo da sottolineare ruolo e distanza, che in prima
serata potremo fare una tavola rotonda con Adolf Hitler e i gerarchi nazisti.
Affermare che un libro di storia sia sempre un’opera di storia contemporanea non basta a spiegare l’attualità di un volume che sa guardare, con un approccio interdisciplinare, ad una particolare forma di produzione audiovisiva, il fu (?) cinema di propaganda. Parola fulcro, quest’ultima, che ci serve a capire il lavoro di Mariangela Palmieri, docente di Storia del cinema all’Università di Salerno le cui ricerche vertono sugli audiovisivi come fonte storica. Ma di che oggetto stiamo parlando, dunque, e quale la contemporaneità della sua analisi? Sotto la nostra lente vi sono le pagine di Schermi nemici. I film di propaganda della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano (1948-1964) uscito per Mimesis Edizioni con la prefazione di Pierre Sorlin (Collana «Passato prossimo», pp. 182, 17 Euro). Un’opera che guarda ad un’epoca cronologicamente lontana ma storicamente ancora densa di significati per il nostro presente. Almeno per due motivi. Il primo perché viviamo nella cosidde...
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