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Ricordando il naufragio nel Canale di Sicilia

Un anno dopo il naufragio nel Canale di Sicilia del 18 aprile 2015, pubblico alcune riflessioni scritte allora dopo averne parlato con i miei studenti.

Ho portato in classe il giornale. Abbiamo guardato la prima pagina, il titolo, i sommari, la foto di grandi dimensioni al centro del foglio. Molti erano informati. Ad altri era sfuggito. Qualcuno ieri ha pianto, altri no. C'è chi si sente un sopravvissuto, chi "un po' sì un po' no", chi attende notizie da amici che erano in partenza in quelle ore. "Ma per loro il Paradiso è sicuro?", ho chiesto. "Solo Allah può decidere", "Penso di sì", "Perché no, cosa hanno fatto male ne la vita?". Abbiamo elencato le stragi dal 1996 fino a quella di ieri. Abbiamo contato i morti degli ultimi mesi, fatto la media per mese, per giorno. Rispetto al 2014 abbiamo quasi 3/4 morti in più al giorno. Numeri per loro scioccanti. "Ho visto Papa Francesco in Tv ma no capito lui cosa detto?". Ha pregato per i vostri, nostri fratelli. "Ha detto che i migranti sono "affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre" e che cercano solo una vita migliore... Ma cosa dite ai vostri amici che vi chiedono come arrivare in Italia?". "Io dico no venire... no lavoro, Libia guerra", "Anche io dico Italia no lavoro e mare pericoloso ma poi dice: perché tu partito e io no?".

Cassino, 20 aprile 2014

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