Maurizio Crosetti è proprio innamorato di Bonucci. Qualche tempo fa lo ha anche chiamato "Beckenbonucci". Guai a chi glielo tocca, insomma. Su La Repubblica di oggi - dissertando sulla filosofia del rigore - se la prende (giustamente) con Zaza e Pellè ("Quelli veniva proprio voglia di acchiappargli per le orecchie") e dice che è impossibile prendersela con Bonucci, "uno dei pochi veri campioni di questa truppa". Eppure io continuo a pensare che il gesto di Bonucci, lo sciacquarsi la bocca ogni qual volta buca il portiere avversario, non sia da campione, ma da bullo di quartiere, da sbruffone e sia degno di una interdizione antropologica e culturale dai campi di gioco. Provate a immaginare Neuer che si riscatta parando il suo penalty nella lotteria finale, si giri a turno verso il pubblico teutonico, l'avversario affranto per il rigore fallito, le telecamere di tutto il mondo e scimmiotti quel gesto insopportabile. Come l'avremmo presa noi italiani?
Sei i protagonisti di una grottesca scena messa su dallo Stato italiano. E' il 16 dicembre del 1969 a Roma, in tribunale. Quattro poliziotti ben vestiti, pettinati e con la barba fatta; un ballerino anarchico, con la barba incolta, stravolto dopo una notte insonne per via di un interrogatorio e un tassista milanese. «L'è lü (E' lui)!», escalama il tassista Cornelio Rolandi. «Ma m'hai guardato bene?», ribatte l'anarchico Pietro Valpreda. «Bè, se non è lui, chi'l gh'è no», si convince il Rolandi. E così il mostro fu sbattuto in prima pagina. Il Rolandi si era presentato dai carabinieri di Milano la mattina del 15 dicembre, mentre si svolgevano i funerali di Piazza Fontana, convinto di aver trasportato sul suo taxi il responsabile della strage alla Banca dell'Agricoltura. La sua macchina era posteggiata a poco più di 100 metri dalla filiale. Un uomo con una valigetta aveva chiesto di portarlo nei pressi della Banca e di aspettarlo lì. Pochi minuti dopo era ...
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