Era la sua festa. Anzi, no. La loro festa. I 60 anni di Nino D'Angelo
erano l'occasione giusta per unire il cantante con il "popolo delle sue
canzoni". Doveva essere un atto d'amore reciproco. E così è stato, in
uno stadio San Paolo con il sogno (malcelato) di vincere lo scudetto il
prossimo anno. D'Angelo non è solo la personificazione del suo popolo,
ma il suo punto di riferimento, l'esempio (nobile) da seguire. Un popolo
umile, educato, generoso, innamorato,
appassionato. Un popolo che conosce la fatica e il sudore del vivere
quotidiano. Un popolo che il segno di esistenze precarie e vite di
scarto ce l'ha disegnato sul viso. Un marchio che è un'eredità da
tramandandare di padre in figlio. Un popolo che forse non ha mai
conosciuto rappresentanza politica e che ieri lo ha confermato. Al
comparire del volto di De Magistris sullo schermo, ha lanciato fischi
sonori. Ovazioni per Merola, Troisi, Pino Daniele, De Filippo, Totò. Poco
coinvolgimento e un pizzico di disorientamento allo scandire il nome di Giancarlo Siani. Un popolo che
si è sentito rappresentato dalle canzoni d'amore del primo D'Angelo, in
cui il consumismo sfrenato degli anni '80 diventava il rifugio per una
vita sicura, tranquilla, "inclusiva", in linea con i tempi che devono
essere sempre moderni. Un popolo che, quasi quattro decenni dopo, cerca
ancora il re nel recinto della sua piccola patria. E Nino D'Angelo forse
lo è, con il suo viso da eterno bravo ragazzo che ce l'ha fatta,
aprendosi al mondo. Un Gianni Morandi tutto meridionale. Ieri D'Angelo
ha rivendicato la dignità della povertà. Lo ha fatto con animo sincero,
lontano da tossine populiste e paternaliste. Con trasporto, emozione,
riconoscenza. E se il ragazzo di Monghidoro cantava: "Uno su mille ce la fa", l'ex caschetto biondo non poteva non confessare davanti la sua Curva B: "Io sono la vittoria
di chi non conta nulla"
Palermo, ore 22 circa È sera, ma fa caldo come se fosse mezzogiorno. Siamo ad agosto. Alessandra è andata a dormire. È stanca. Oggi è stato un lungo giorno. Parecchie ore prima Dormiamo in un ostello nel cuore di Ballarò. Dalla stanza da letto si vede la cupola della chiesa del Carmine. Dalle macchine e dalle finestre la colonna sonora che attraversa la città è la musica napoletana neomelodica. Sui muri scorticati e degradati decine e decine di manifesti annunciano i concerti di Gianni Celeste, Mauro Nardi, del piccolo Patrizio, di Gianni Antonio, Gianni Nani, Marco Bologna, Gianni Vezzosi, Tony Colombo e altri ancora. Nino D’Angelo è stato qui a cantare a luglio per la festa di Santa Rosalia. La ragazza della reception ci dice che Nino è un mito a Palermo. Prendiamo la macchina. Oggi dobbiamo andare a Corleone e Portella della Ginestra. Sentivo la necessità vitale di vedere il paese di Liggio, Riina e Bagarella. Dovevo andare a vedere il luogo in cui erano stati uccisi qu...
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