È la sera di venerdì 23 maggio 2025 quando allo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli, nella curva B – quella raccontata da Nino D’Angelo a metà degli anni ’80 tra musica e film – appare una tela disegnata. Un drappo che si offre ad una schiera infinita di obiettivi che riverberano in tutto il mondo quell’immagine creata con l’intelligenza artificiale. Ancora qualche secondo e, dopo una lenta ed inesorabile dissolvenza di occhi e telecamere che sposta l’attenzione verso il centro del campo, l’attesa può avere fine. Il Napoli di Antonio Conte, emigrante salentino di ritorno al Sud, è finalmente pronto a scendere in campo contro il Cagliari in vista dell’ultima gara della stagione, decisiva per la vittoria del campionato. In quegli stessi istanti l’Inter, campione d’Italia in carica, tenta inutilmente di difendere il titolo della seconda stella nella manzoniana Como. I tifosi azzurri hanno deciso di accogliere così la squadra, con una narrazione visiva di sapore ottocentesco che vede a...
Dialogare con Marco Grossi, docente di storia del cinema (Accademia di Belle Arti di Frosinone), direttore artistico del «Fondi FilmFestival» e segretario dell’Associazione De Santis, vuol dire immergersi nel mondo di un regista, Giuseppe De Santis, che nella sua carriera ha realizzato undici film, tutti indimenticabili. Tra le opere che non videro la luce, un progetto Tv per la Rai: uno «sceneggiato sul neorealismo nel cinema» che avrebbe raccontato gli anni che separavano Ossessione (1943) da Rocco e i suoi fratelli (1960). Quella idea iniziale di cinquantadue cartelle è oggi contenuta nel volume La strada dei vent’anni – Per un racconto televisivo del neorealismo (Iuppiter, pp. 132). Grossi, ci racconta questa operazione editoriale da lei curata? Un anno fa, dopo aver visto su Rai 3 una puntata della docu-serie Illuminate dedicata a Suso Cecchi d’Amico, mi sono ricordato di quando, nel 1999, le telefonai per raccontarle i primi passi dell’associazione De Santis. Lei mi disse allora...